Dracula di Bram Stoker: il contesto.

Premessa ignorante e assolutamente inutile


Guardare Fracchia contro Dracula prima di leggere il romanzo di Stoker è come spararsi Balle spaziali prima di Star Wars o Hot Shots prima di Top Gun: certe immagini restano impresse nella mente per poi saltar fuori nei momenti meno indicati, andando a togliere ogni minima credibilità al libro che si sta leggendo o al film che si sta guardando. Non importa cosa facciate per rimediare: ormai il danno è fatto e quel libro/film ve li siete giocati per sempre.

In parole povere, mai guardare una parodia PRIMA!

 

…errore che io ho fatto con Dracula e, infatti, nei momenti che dovevano essere di tensione, mi veniva da ridere.

 

Maledetto sia Fracchia!

 

 

Fine dell'inutile premessa e inizio del discorso più o meno serio.

Dracula è un bel personaggio, uno di quelli che tutti sanno chi sia e, paradossalmente, nessuno conosce veramente: è il mostro coi canini aguzzi che all'occorrenza si trasforma in pipistrello, svolazzando di qua e di là alla ricerca di povere verginelle per nutrirsi del loro sangue.

 

Bene. Dracula è anche questo, però si può scavare più a fondo esaminando il romanzo che lo ha consacrato all'eternità.

 

...consacrato ulteriormente all'eternità, visto che Dracula è già immortale di suo…

 

Battutona!

 

Ok, ora basta.

 

Oggi cercherò di riportare quel che so sul genere gotico, sulle controverse origini del vampiro e sul romanzo di Stoker. E, siccome non mi è stato concesso il dono della sintesi, dividerò il discorso in due parti, pubblicando il resto tra qualche giorno. 

Il romanzo gotico  (molto in generale)

Verso la fine del '700 iniziano a riscuotere successo romanzi e racconti dalle trame intricate e dal linguaggio stravagante, ambientati in castelli infestati, rovine o paesaggi selvaggi e in cui l'elemento predominante era il mistero. Per essere proprio precisi precisi, tutti i romantici ricercavano il sublime e gli autori di tali romanzi credevano in una connessione tra il sublime e il terrore.

Ovviamente la Austen fu una delle persone più severe nei confronti di questa corrente e scrisse un romanzo, L'Abbazia di Northanger, che si può sicuramente definire una parodia del genere. L'eroina di questa sua opera, Catherine, rimane talmente affascinata dai romanzi gotici da non riuscire più a distinguere la realtà dalla fantasia, interpretando banali esperienze che le capitano all'interno dell'abbazia in chiave horror, almeno fino al punto in cui “Le immagini romanzesche erano svanite, Catherine aveva aperto gli occhi (…). Si sentiva profondamente umiliata e le sue lacrime erano amare”. Non credo che la Austen volesse criticare apertamente e in modo totale il genere, però era una donna sobria e sicuramente il romanzo gotico è eccessivo in molti suoi aspetti, così come erano eccessive le persone che leggendoli ne rimanevano terrorizzati prendendo poi fischi per fiaschi e vedendo mostri e misteri ovunque andassero. La Austen fa riferimento ai racconti di Ann Radcliffe, però ci sono anche altri esponenti del genere tra cui Walpole e Lewis.

 

E soprattutto si deve citare l'opera più famosa, riconosciuta dalla critica e ancora oggi letta in ogni parte del mondo. No, non è Dracula, ancora lontano nel tempo, bensì Frankenstein di Mary Shelley. È il romanzo gotico che ha posto le basi per i romanzi di fantascienza, al punto che alcuni dubitano persino della sua appartenenza al primo genere.

 

A proposito segnalo una raccolta edita dalla Newton: c'è il Mammut cartaceo oppure, per i risparmiatori, la versione Ebook. 

 

 

Dopodiché il genere è andato sempre più in declino, riuscendo però a influenzare la letteratura contemporanea e successiva: basti pensare a Jane Eyre di Charlotte Bronte, un romanzo veramente ricco di spunti gotici (castello in un luogo sperduto, voci e risate spaventose nel cuore della notte, ecc. anche se Jane è molto razionale e il mistero fa da semplice cornice alla storia d'amore ) o a Cime tempestose di Emily Bronte, a Grandi Speranze di Dickens, ai racconti di E. A. Poe. O, ancora, a Lo strano caso del dottor Jekyll e signor Hyde di Stevenson e poi a tutta la letteratura horror, a partire dal Dracula di Bram Stoker, che potrebbe essere considerato un romanzo gotico “tardivo”.


Le origini del vampiro

Il mito del vampiro non è nato con il Dracula di Stoker che, al contrario, è stato l'ultimo arrivato. Il piccolino della famiglia. Unu pippìu.

 

È invece una leggenda originaria dei Balcani - molto diffusa in Slovenia - dove si tramandavano storie di persone insoddisfatte, magari perché morte troppo giovani, che risorgevano per dare il tormento ai vivi e bere il loro sangue. Ragione sufficiente per seppellire i defunti con gli oggetti più utili, in modo da togliere loro ogni scusa per uscire dalla tomba; oppure, per scongiurare definitivamente la loro resurrezione, i cadaveri venivano bruciati, trafitti con paletti o decapitati. Quando si voleva essere gentili, perché ho letto di trattamenti peggiori.

Comunque l'idea che i morti potessero andarsene a passeggio è antica: li temevano i babilonesi, gli egizi, i romani, gli etruschi, ecc.

La leggenda si diffuse nell'Europa cattolica anche grazie all'ignoranza del basso clero, che contribuì ad alimentare tali superstizioni: si possono leggere infatti gli atti dei processi tenuti a cadaveri per stabilire se si trattasse o meno di vampiri, o i documenti sulle epidemie di vampirismo, ed in Inghilterra erano persino state emanate  leggi  per prevenire e nel caso affrontare la "piaga" dei risorgenti.

 

Tali leggende vennero poi riprese dagli scrittori gotici, sempre in cerca di nuovi mostri per i loro racconti. E a diventare vampiri erano rozzi contadini privi di qualsiasi fascino... persone che insomma avevano poco da spartire con i vampiri moderni!

Fondamentale a questo punto Polidori con il suo The vampyre, racconto di enorme successo attribuito in un primo momento a Byron, poeta all'epoca famosissimo, oltre che per le sue opere, anche per le sue stravaganze e i suoi flirt. Polidori era il suo medico e assistente, e si dice che il vampiro da lui creato, Lord Ruthven - aristocratico colto e impunito seduttore - fosse ispirato a Byron. Quindi, prima di Dracula, il vampiro più famoso era Lord Ruthven. Dire Lord Ruthven allora, equivaleva a dire vampiro.

E c'entra poco coi vampiri - però son cose succose da sapere - Byron è stato d'ispirazione anche per Glenarvon, il più famoso romanzo di Lady Caroline Lamb, nobildonna che intrattenne un'intensa relazione con Byron e che, ad un certo punto, vedendosi respinta, decise di scrivere e pubblicare un ritratto non proprio lusinghiero dell'ex amante, giocandosi lei il resto della sanità mentale e la reputazione, mentre lui se ne vergognò un po' all'inizio, per poi tornare alla vita di prima.

 

Anche Goethe trattò di vampirismo, e così Gogol, Maupassante, Dumas, Hoffman e un'altra cinquantina di autori.

Se poi volete leggervi questi racconti perché vi ho incuriosito (e dunque ho fatto bene il mio lavoro) esiste una raccolta sempre della Newton con tanti vampiri a pochi euri.

 

Infine c'è stato Edward Cullen...

 

No, prima c'è stato Dracula!

 

L'idea di Dracula venne a Stoker in sogno - o per meglio dire in un incubo - dopo un'indigestione di gamberi. Sono serio. Decise così di documentarsi per dare al suo personaggio delle solide basi storiche e rendere il romanzo attendibile. Vlad Dracul, infatti, è realmente esistito.

 

Ci sono due teorie a proposito del nome Dracula.

  • Teoria uno: Dracula deriverebbe da “drac”, parola romena che significa “diavolo”. Controllare su Google translate per credere.
  • Teoria due: Dracula deriverebbe dal drago, simbolo sull'insegna di Vlad II (e anche simbolo del diavolo). Il figlio di Vlad II, Vlad III, avrebbe ereditato il soprannome del padre (“draculea” infatti significa “figlio del diavolo”) e sarebbe passato alla storia come “l'impalatore”, giusto perché dei suoi nemici ne faceva spiedini. Nulla di strano che sia rimasta di lui una sinistra fama; e nulla di strano che Stoker lo abbia trasformato in un vampiro, creatura del diavolo.

Insisto con questa faccenda del diavolo perché nel romanzo i riferimenti al cristianesimo sono innumerevoli. Dracula è l'anticristo: Cristo dona il proprio sangue, mentre Dracula lo porta via; Cristo è agnello e Dracula comanda il lupo; Cristo è colomba, invece Dracula è pipistrello. (Questa faccenda l'ho notata dopo aver letto qualche riga di un saggio che non trovo più e di cui non ricordo il nome, ma c'entrava con l'orrore e l'estetica del vampiro). Dracula e gli altri vampiri del romanzo poi non sopportano la luce del sole, le croci, l'ostia benedetta e tutto ciò che è buono su questa terra. Non sopportano nemmeno l'aglio e questo, sinceramente, non lo capisco. Non colgo il riferimento. Magari l'odore non piaceva particolarmente e si è deciso che tanto sarebbe bastato per tenere lontano un vampiro.

 

E so più di Dracula che di Stoker. Su di lui è stata scritta una - suppongo possa esser ritenuta - pessima biografia che si limita ad indicarne luogo e data di nascita e di morte (Dublino, 1847-1912) e a segnalare l'amicizia esistente con Irving, attore molto conosciuto all'epoca e a cui, si dice, Dracula somigli. 

 

Per oggi suppongo possa bastare così. Ad Halloween si va avanti con l'analisi del romanzo vero e proprio, giusto per entrare meglio nello spirito della festa! 

 

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